Depurazione acque reflue urbane: l’Italia rischia sanzioni. In linea con l’Europa solo nel 2027

acque reflue urbane

L’Italia deferita, per la seconda volta, alla Corte di giustizia dell’Unione Europea a causa dell’inadeguato trattamento delle acque reflue urbane. Al nostro Paese è stato contestato, nello specifico, il non aver pienamente attuato la sentenza della Corte dell’aprile 2014, quando venne stabilito che 41 agglomerati urbani non avevano garantito l’adeguato trattamento delle acque reflue urbane. Sono trascorsi nove anni e di questi 41 agglomerati, 5 sono ancora fermi ad allora: uno in Valle d’Aosta e quattro in Sicilia.

Acque reflue urbane: il monito della Commissione UE

“La mancanza di adeguati sistemi di trattamento delle acque reflue per questi cinque agglomerati – ha legge nella nota della Commissione UE – comporta rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino nelle aree critiche sotto il profilo ecologico in cui sono scaricate le acque reflue non trattate”. Questo provvedimento europeo potrebbe presto comportare sanzioni salatissime per il nostro Belpaese. “L’Italia avrebbe dovuto garantire il rispetto della direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane sin dal 31 dicembre 1998”, si legge nel provvedimento dell’Unione Europea.

Acque reflue urbane non depurate: rischi per uomo e ambiente

Ma cosa sono le acque reflue urbane? Le acque reflue urbane sono acque di scarto domestiche e industriali, convogliate in reti fognarie e che provengono da un agglomerato urbano. Se quelle domestiche riguardano gli scarti delle attività organiche delle singole unità abitative, quelle industriali dipendono dalle specifiche attività di produzione condotte nelle aziende e possono essere classificate come ‘rischiose’ o ‘non rischiose’ per l’ambiente. Nelle acque reflue urbane sono incluse anche le acque di ruscellamento, come quelle meteoriche o quelle del lavaggio delle strade pubbliche. In queste acque reflue si trovano sempre inquinanti organici ed inorganici diversificati che vanno monitorati, per evitare pericoli per la nostra salute e per quella dell’ecosistema.

Acque reflue urbane da depurare prima di riutilizzarle per altri scopi

Queste acque non possono tornare in circolazione così come sono ma, per poter essere nuovamente impiegate in processi produttivi, devono essere sottoposte a rigidi trattamenti di depurazione, fondamentali per ridurre i rischi alla salute umana. Una volta depurate, le acque reflue possono diventare una risorsa fondamentale, anche per sopperire alla mancanza di acqua che si registra in particolare nei mesi estivi.

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In Italia il 56% delle acque reflue urbane trattate in linea con l’Europa

Dai dati diffusi nel 2021 dall’Agenzia Europea dell’Ambiente risulta che la quota di acque reflue urbane raccolte e trattate sia in aumento in tutta l’Unione Europea: 4 Stati membri, Austria, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi trattano il 100% delle loro acque reflue urbane in conformità con i requisiti della direttiva, mentre altri 10 Paesi hanno raggiunto un tasso di conformità superiore al 90%.

5 Paesi europei, Irlanda, Bulgaria, Romania, Ungheria e Malta, rispettano gli stessi standard, ma in meno della metà delle loro aree urbane. L’Italia, con il 56% delle acque reflue trattate in conformità con la direttiva dettata dall’Unione Europea, per un soffio non entra nella classifica dei Paesi ancora indietro per quanto riguarda la depurazione delle acque reflue, ma registra solamente lievi progressi, non certo risolutivi. Secondo le autorità italiane infatti, per raggiungere la piena conformità alla sentenza della Corte del 10 aprile 2014, servirà aspettare il 2027.

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