Riutilizzare le acque nere di scarto per produrre energia da utilizzare nei processi produttivi della vostra azienda. Questo sarà possibile anche grazie agli incentivi governativi messi in piedi con il “Decreto biometano”. Gli effetti della pandemia Covid, i rincari energetici e la crisi dovuta all’inflazione stanno mettendo a dura prova le aziende italiane che fanno fatica a far fronte alle spese di produzione. Per questo può venire in soccorso il riciclo energetico intelligente, grazie a processi produttivi circolari e sostenibili, derivati dal riciclo delle acque nere di scarto.
Con le innovazioni tecnologiche ora presenti sul mercato e le disposizioni del “Decreto biometano”, moltissime aziende su territorio italiano possono riutilizzare le acque nere di scarto, riutilizzare il calore sprecato, generare biometano ed autoprodurre anidride carbonica. Lo spiega la rivista scientifica Wired in un recente articolo pubblicato online.
Acque nere: come riutilizzarle in modo intelligente per la tua azienda
Il caro-energia ha colpito tutti gli impianti produttivi su molti livelli. Molte aziende producono acque nere di scarto che poi depurano per abbatterne i livelli di inquinamento per poterle così riutilizzare in maniera intelligente. Come riferisce la rivista Wired, si tratta soprattutto di aziende lattiero-casearie, agro-zootecniche, aziende produttrici di birra, distillerie, imprese del beverage per la realizzazione di bibite e anche le industrie cartarie. In tutti questi settori produttivi si producono acque nere di scarto che possono diventare una risorsa importante per riutilizzare il calore, produrre energia e recuperare CO2.
“Si parte dall’uso di un reattore anaerobico che, in assenza di ossigeno, intercetta reflui di processo e materia organica per trasformarla in biogas. Apparecchiature capaci di intercettare i reflui per creare carbonio che può essere trasformato in biogas, utilizzando la sostanza organica” si legge nell’articolo. Sono poche però le aziende italiane però che ne sono dotate.
Recupero del calore e trasformazione in CO2
Il primo uso delle acque nere prevede il recupero del calore che può essere utilizzato in una normale caldaia. “Attraverso un processo di digestione anaerobica si crea in modo naturale una matrice biogas, un vettore energetico, che può essere utilizzato in una caldaia per produrre calore e servire tutte le utenze di un’azienda industriale”. Riutilizzando lo scarto naturale del processo di trattamento delle acque reflue si risparmia molta energia. Un gran bel risparmio per le aziende italiane. Dal biogas poi è possibile creare biometano: dal risparmio si passa alla produzione energetica a disposizione delle aziende stesse.
“Questa misura supporterà sia la riconversione e l’efficientamento degli impianti elettrici a biogas agricolo già esistenti in Italia, per portarli ad una produzione parziale o totale di biometano, sia lo sviluppo di nuove centrali per la produzione di questo gas. L’aiuto arriva da un contributo in conto capitale del 40% sulle spese sostenute che traduce questa scelta trasformativa in un investimento redditizio e tempi di ritorno dai costi che si muovono tra i 3 e i 5 anni: un’ottima prospettiva”, continua l’articolo di Wired.
Nel momento in cui si purifica il biogas per trasformarlo in biometano, separiamo l’anidride carbonica. Attraverso l’uso del reattore non solo si produce biometano, ma anche CO2 quindi: questa può essere finalizzata in particolare ad uso alimentare. Ulteriore fattore di vantaggio per molte aziende. “Ci sono misure normative nazionali e locali attuali che supportano questa trasformazione industriale. Soprattutto le aziende agricole e zootecniche possono attivarsi per creare impianti condivisi o cluster come quelli pensati per le nuove comunità energetiche. In questo modo si condividono costi e benefici, aiutando le aziende stesse ad abbattere le spese sulla bolletta energetica”, conclude l’articolo di Wired.