Trattamento acque reflue: puntare tutto su nuovi investimenti e tecnologie digitali sugli impianti del settore per migliorare la qualità delle acque trattate e risolvere così i problemi legati alla siccità e mancanza di risorse idriche nel mondo. Le Nazioni Unite hanno già annunciato un deficit idrico del 40% entro il 2024. A offrire una possibile soluzione è il report “Energy Transition Equation”, realizzato dalla società tecnologica Abb insieme all’economista indipendente Steve Lucas: si può puntare sul trattamento delle acque reflue per aumentare le risorse idriche a disposizione e ridurre anche gli scarichi in laghi e mari.
Se trattate in modo corretto, le acque reflue infatti possono tornare nuovamente a far parte del ciclo dell’acqua che si può riutilizzare per diversi scopi e quindi risolvere in parte il problema della scarsità dovuta ai forti cambiamenti climatici in corso. Il processo ridurrebbe inoltre la quantità di acqua non trattata che viene quotidianamente scaricata nei fiumi e nei mari.
TRATTAMENTO ACQUE REFLUE: 490 MILIARDI PER IL SETTORE
Come riportato dal quotidiano La Repubblica, Brandon Spencer, presidente della divisione Energy Industries di Abb, ha spiegato: “I dati globali mostrano che solo la metà delle acque reflue è trattata. Il rilascio di queste ultime nei corsi d’acqua non solo ha effetti disastrosi sugli animali, la biodiversità marina e la salute pubblica, ma è anche uno spreco terribile di risorse. Abbiamo la responsabilità di fare di più”. La necessità di acqua pulita per soddisfare la domanda di una crescente popolazione mondiale comporta una crescita del settore della depurazione delle acque reflue che potrebbe attestarsi a 490 miliardi di euro entro il 2029.
L’indagine affronta anche i consumi di energia elettrica che il trattamento delle acque reflue richiede. Si stima – come riporta il giornale La Repubblica – che l’industria del trattamento acque reflue nel mondo consumi complessivamente fino al 3% della produzione globale di energia e contribuisca a oltre l’1,5% delle emissioni globali di gas serra. Queste spese ed emissioni potrebbero essere ridotte attraverso l’automazione e le tecnologie digitali. Con le tecnologie digitali infatti gli impianti di trattamento delle acque reflue potrebbero ridurre le emissioni fino a 2 mila tonnellate all’anno, equivalenti al volume di CO2 responsabile dello scioglimento di 30 mila tonnellate di ghiacciai ogni anno.
Con le tecnologie digitali e il controllo di processo, le aziende di depurazione delle acque reflue potrebbero arrivare a risparmiare annualmente fino a 1,2 milioni di dollari, equivalenti al 9,5% dei costi di gestione di ogni impianto. Così facendo si potrebbe ridurre di molto la quantità di acqua non depurata che viene riversata nell’ambiente e quindi inevitabilmente sprecata.